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domenica 2 gennaio 2011

Salento in treno

Appena prima di Natale, con un'amica ho partecipato a un'anomala gita fuori porta. Su un treno con dei vagoni dell'inizio del '900, e accompagnati da un quartetto jazz, ho percorso le splendide campagne piene di ulivi e fichi d'india, rigogliose anche in pieno inverno, per raggiungere da Lecce le due cittadine di Nardò e Gallipoli.

Su Nardò sorvolerò, con buona pace degli amici originari di là: dal punto di vista strettamente cultural-storico-architettonico, non merita una visita, con l'eccezione del teatro comunale che sembra un gioiello tutto rosso.

Ma Gallipoli è sempre uno spettacolo, anche vista d'inverno, di notte, e con una pioggerella sottile sottile che nulla ha da invidiare al txirimiri di basca memoria. Anzi, ha molto più fascino con le stradine del centro storico semisedeserte, in cui incontrare bambini che giocano, e vedere gli abitanti viverla, prima di sparire nel marasma di una nuova estate. Tante curiosità insolute mi si sono chiarite in questa visita.
In particolare, ho finalmente capito cosa siano la miriade di chiesette che costeggiano l'isola, cioè nient'altro che le cappelle delle confraternite. Peccato che la più bella di esse, Santa Maria della Purità, rimarrà chiusa due anni per restauro :-( ma almeno ho fatto in tempo a vederla questa primavera.
Una cosa curiosissima e stranissima, che potrò rivendermi con i miei prossimi ospiti, è il museo sulle antiche arti e mestieri, messo su da un anziano signore nella sua corte, recuperando e restaurando strumenti usati nella pesca, ma anche oggetti della vita quotidiana. Molti di essi mi hanno ricordato cose usate da mia nonna, nella casa di montagna, lasciandomi una dolce nostalgia per quel tempo che è stato e non e più.
Infine, ho visitato un frantoio ipogeo... dove producevano olio industriale, quello per accendere le lampade! Nonostante fosse un lavoro massacrante, sembra che fosse molto ambito lavorare in questi frantoi (ce ne erano 14 in tutta Gallipoli, ma oggi pur conoscendone la posizione non se ne conosce l'accesso, perchè murato nel passato, quindi sono considerati perduti: se ne salvano solo due), perchè la paga era molto più di quanto guadagnassero pescatori o contadini.
Piccola nota polemica: per oscure ragioni, era proibito fare foto nel frantoio, neanche si trattasse della Gioconda. Vabbè, i gallipolini sono strani, se pensano che qualcuno compri mai una cartolina del loro frantoio :-P

Per finire la bella escursione, avremmo voluto fare acquisti al mercatino biologico, ma i prezzi erano davvero molto alti, e ci siamo accontentati... di acquavite biologica aromatizzata alla mandorla :-) tanto per finire in dolcezza.

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